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Martedì, 18 Aprile 2006 - 12:14
L’Iran addestra 40.000 uomini-bomba
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Un funzionario delle Guardie della Rivoluzione: «Siamo pronti a colpire obiettivi sensibili americani e britannici»
di FULVIO CALIGIURI TEHERAN — Teheran sta intensificando gli sforzi per ottenere illegalmente tecnologia militare negli Stati Uniti mentre sale la tensione internazionale sul programma nucleare iraniano.


Lo scrive il Washington Post, aggiungendo che vi è preoccupazione per un possibile attacco iraniano contro truppe americane o alleate in Iraq, se gli Stati uniti condurranno un'operazione militare contro impianti nucleari iraniani. Un intero battaglione di volontari pronti ad azioni suicide contro obiettivi americani e britannici è stato intano formato in Iran, ha scritto il «Sunday Times». Funzionari iraniani affermano che i futuri kamikaze addestrati sono 40.000. L'Unità speciale degli aspiranti al martirio fa parte dei reparti d'élite delle Guardie della Rivoluzione. Il mese scorso ha partecipato per la prima volta a una parata militare: i suoi membri indossavano un'uniforme verde oliva con una cintura esplosiva e brandivano in mano un detonatore. «Siamo pronti a colpire obiettivi sensibili americani e britannici se verranno attaccati impianti nucleari iraniani», ha dichiarato in un discorso Hassan Abbasi, capo del Centro dottrinale di Studi strategici delle Guardie della rivoluzione, aggiungendo che 29 obiettivi sono già stati identificati. Alcuni «sono molto vicini» al confine iraniano in Iraq. I volontari che si presentano ai centri di reclutamento devono mostrare il certificato di nascita, dare prova della loro abilità e specificare se intendono immolarsi contro un obiettivo israeliano o uno americano in Iraq. Intanto l'Iran ha ribadito che non sospenderà le sue ricerche per l'arricchimento dell'uranio e ha ammonito i cinque membri permanenti dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia), oltre alla Germania a «non ripetere gli errori del passato», quando si riuniranno oggi a Mosca per decidere come procedere sul dossier iraniano. Il capo negoziatore della Repubblica islamica, Ali Larijani, citato ieri dall'agenzia ufficiale Irna, ha affermato che «uno di questi errori è stata la dichiarazione di Londra» emessa dal gruppo dei cosiddetti «5+1» il 30 gennaio scorso nella quale si annunciava la decisione di riferire il caso per informazione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Questo organismo ha dato tempo all'Iran fino al 28 aprile per sospendere tutte le attività legate all'arricchimento, compresa la ricerca, ma Teheran ha detto che non accoglierà la richiesta. I «5+1», ha affermato Larijani, dovrebbero «creare un'atmosfera in cui la porta del dialogo costruttivo rimanga aperta», perché l'Iran è «pronto a raggiungere una soluzione saggia attraverso colloqui costruttivi». Il responsabile iraniano, che è a capo del Supremo consiglio per la sicurezza nazionale, ha però ribadito il rifiuto ad accogliere l'invito del Consiglio di Sicurezza per la sospensione delle attività di ricerca: «Perché dovremmo sospenderle? Continueremo le nostre attività con pazienza», ha detto. La stessa affermazione è stata fatta dall'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, durante una visita in Kuwait, che come altri Paesi del Golfo è preoccupato per una possibile escalation militare della crisi. «Siamo sicuri - ha detto Rafsanjani - che gli americani non entreranno in un tale impiccio, ma se l'Iran sarà oggetto di un'aggressione (...) allora la guerra avrà le sue conseguenze». Conseguenze, ha aggiunto, che toccherebbero «non solo la Repubblica islamica, ma la regione e tutti». Per ultimo, l'Iran ha annunciato ieri di aver donato 50 milioni di dollari al governo palestinese guidato da Hamas per aiutarlo a far fronte alla grave crisi finanziaria dovuta alla sospensione degli aiuti diretti dell'Unione europea e degli Stati Uniti all'Autorità nazionale palestinese. «Il governo della Repubblica islamica invita tutti i paesi ad aiutare la nazione e il governo palestinesi e rende noto di aver assegnato 50 milioni di dollari agli aiuti destinati al governo e al popolo palestinesi», ha dichiarato il ministro degli esteri Manuchehr Mottaki. E dopo l'Iran anche il Qatar: il governo di Doha ha annunciato lo stanziamento di aiuti per 50 milioni di dollari (identica cifra) destinati al governo palestinese guidato da Hamas, rimasto a corto di finanziamenti dopo il boicottaggio degli Stati Uniti e dell'Unione Europea.

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